Non è possibile sintetizzare l'andamento dell'azienda semplicemente osservando qualche numero. È vero però che talvolta i «sintomi» sono evidenti, solo che li si voglia guardare e prendere in esame.
Oggi le pmi soffrono di problemi più volte ripetuti, schiacciate da un lato dalla riduzione dei margini economici, a sua volta provocata dalla situazione di crisi e dalla crescente concorrenza globale, e dall'altro dalla forte tensione finanziaria, prodotta dalle difficoltà di gestione degli incassi e dei pagamenti.
In un tale contesto, diventa sempre più importante saper «leggere» i dati economico-patrimoniali, per potere trarre le opportune indicazioni, pur sempre riconoscendo i limiti di un'analisi numerica, non integrata dalle necessarie considerazioni strategiche e competitive.
Ma quali sono i dati che si devono esaminare con attenzione, e soprattutto quale significato può avere il loro andamento nel tempo?
Una buona azienda si mostra equilibrata a livello economico, finanziario e patrimoniale.
Osservare l'evoluzione economica significa ovviamente guardare l'andamento di fatturato e utili, ma grande importanza riveste anche la differenza tra il valore e i costi della produzione, sintesi della capacità di svolgere in modo efficiente la propria attività tipica. Di pari se non maggiore rilevanza il margine operativo lordo, definibile in modo semplificato come la somma di reddito operativo e ammortamenti e accantonamenti: esso infatti non indica solo quanto efficace sia la gestione a livello economico, ma anche quante potenzialità di generare flussi finanziari siano presenti in azienda
Oggi gli imprenditori avvertono più che mai l'importanza delle scelte finanziarie, e soprattutto avvertono che l'entità dei debiti non solo deve essere correlata a quella dei patrimoni, ma a quella dei redditi, sintesi a loro volta della capacità di rientro dai debiti medesimi. Su questo fronte rischia di essere decisiva, nel bene o nel male, la forza commerciale dell'impresa, poiché l'incapacità di rientro dalle posizioni di credito verso la clientela genera crescente fabbisogno finanziario, il cui onere erode la marginalità complessiva del business, spingendo a propria volta verso nuovo indebitamento finanziario, in una spirale viziosa in cui sono purtroppo cadute molte imprese negli ultimi anni.
La consistenza del patrimonio netto, infine, rappresenta la «chiusura del cerchio», fungendo il patrimonio da rete di salvataggio, nei momenti in cui le tensioni competitive richiedono appunto la presenza di un capitale «paziente», che non richieda immediate e talvolta onerose remunerazioni, ma che accetti di condividere una visione di più lungo termine, soprattutto se si decidono importanti investimenti di sviluppo.
In un tale contesto, è facile notare l'asimmetria di alcuni recenti interventi normativi di carattere fiscale, che mirano a premiare l'azienda che effettua degli investimenti (Tremonti-ter), ma al tempo stesso a penalizzare l'eccesso di ricorso al debito finanziario (anche se magari «congelato» facendo ricorso alla moratoria sul debito), per via della indeducibilità parziale degli interessi passivi prevista dall'art. 96 del tuir, ove appunto tali interessi superino la soglia definita del 30% del reddito operativo lordo.
Si noti quindi che in mancanza di interventi a immediato impatto sul rol, sarebbe necessario pianificare una adeguata ricapitalizzazione, in tal modo sfruttando, nei casi previsti, la possibilità di fruire del bonus del 3% annuo per un quinquennio.
Nel test in excel scaricabile sono esposti quei dati che dovrebbero essere oggetto di «maniacale» osservazione da parte dell'imprenditore, convinto che la delicatezza del periodo non consenta in alcun modo di trascurare i sintomi di una situazione che potrebbe velocemente evolvere verso il peggio.
Non si perda di vista, allora, il rapporto tra la redditività operativa e gli oneri finanziari, ricordando che la prima deve essere almeno doppia della seconda (come, altrimenti, servire il debito, visto che i redditi operativi devono anche essere sufficienti a fare fronte agli impegni fiscali, e visto che soprattutto i redditi operativi potrebbero essere con difficoltà trasformati in flussi di cassa?).
Né si perda di vista l'incidenza e l'evoluzione delle variabili commerciali sul fatturato, che in questi periodi evidenziano spesso le crescenti difficoltà di gestione del sistema degli incassi e dei pagamenti.
E infine, volendo riassumere in breve una indagine tanto complessa e sempre poco esaustiva, si osservi l'incidenza dei risultati operativi sul fatturato, ovvero sul valore della produzione, a esprimere la capacità dell'impresa di trarre dalla propria attività adeguati risultati economici: alla fine, sempre da qui si deve partire, e l'assenza dei risultati porterà, inevitabilmente, ad un peggioramento di tutte le altre variabili
La domanda | Il calcolo | Il significato |
L’azienda rende? | Differenza tra valore e costi della produzione / ricavi delle vendite e delle prestazioni | Esprime la capacità di realizzare margini economici; importante sia il vlaore assoluto che la tendenza nel tempo |
I debiti sono eccessivi? | Differenza tra valore e costi della produzione / oneri finanziari | I debiti possono essere onorati solo a condizione di generare risultati economici, e soprattutto di sapere trasformar tali risultati in flussi di cassa; valori inferiori a 2, e in discesa nel tempo segnalano la presenza di difficoltà |
Come vanno incassi e pagamenti? E il magazzino? | (magazzino + clienti – fornitori) / ricavi delle vendite e delle prestazioni | La crescita di questo indice segnala la difficoltà di incasso delle posizioni creditorie, e potrebbe anche spiegare scelte poco efficienti nella gestione del magazzino o scarso potere contrattuale nei confronti dei fornitori |